Visualizzazione post con etichetta programmi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta programmi. Mostra tutti i post

giovedì 30 novembre 2017

CONTEMPORANEO SENSIBILE-winter 2017 // DAPHNE



CONTEMPORANEO SENSIBILE-winter 2017


 
La danza del Mito, DAPHNE
con CARLOTTA BRUNI, ROSA MERLINO, LUCA PIOMPONI
ideazione e coreografia AURELIO GATTI
Compagnia MDA PRODUZIONI

dicembre

martedì 5 - ore 21,00
CineTeatro Marconi - San Cataldo CL
*******
mercoledì 6 ore 21,00
Teatro Lina Caico – Montedoro CL
 *******
giovedì 7 ore 11,00
Cineteatro Giardino - Pozzallo, RG
 *******
 venerdì 8 - ore 18,00
Cine Teatro Italia - Scicli RG
 *******
sabato 9 - ore 17,00
Baglio Florio - Parco Archeologico di Selinunte e Cave di Cusa – Castelvetrano TP
nell'ambito del progetto Telesis: Forme del Rito
...


Biglietteria presso il sito, ridotto: / convenzionati / associazioni / studenti
info :
contemporaneosensibile16@gmail.com/ https://contemporaneosensibile.blogspot.it/
prenotazioni : whatsapp 333 709 7449
 

domenica 27 novembre 2016

MINIMALIA / Elogio del Disordine per Another Look_Contemporaneo Sensibile


MINIMALIA
Elogio del disordine
 ( operina semiseria, quasi cabaret)
da Petrokos Usaja
ideazione e drammaturgia Aurelio Gatti
con Raffaele Gangale , Carlo Greca, Luna Marongiu
Mda Produzioni Danza
 
 - anteprima -
ven 02 dic - SERRADIFALCO  , Teatro A.De Curtis
 


".... Strana libertà di questo Teatro libero conquistato da scenografie minimali che pretendono di essere vere o per lo meno di suscitare sentimenti reali.

“Assopimento dello spirituale morale dell’immaginazione e del meraviglioso, avvilimento del linguaggio” questa l’arringa del vecchio attore contro il teatro a lui ostile o forse precluso. Di contro l’ironica e talvolta sarcastica risposta della giovane a sua difesa: l’attore anima la propria persona non più personaggio…

Il drastico giudizio del vecchio “per permettere al pubblico di essere un voyeur”.
Il Teatro finisce con il perdere la propria verità a favore di un’esattezza e di una verosimiglianza al reale che uccide e abolisce per sempre l’illusione….

Attraverso un precipitare di eventi e rapide citazioni della Tragedia come della Commedia la riflessione di come il teatro aiuti a spiegare a se stesso ed agli altri perché si ama, si soffre, si vive e si muore… Durante la messinscena - non richiesta - di un improbabile Pirandello  irrompono fatti e misfatti di una piccola compagnia, catapultando lo spettatore in un comico intreccio di equivoci… 
alla fine il teatro resiste come un divino Anacronismo.

ELENA/ Simulacro e Impostura per Another Look_Contemporaneo Sensibile


ELENA - SIMULACRO E IMPOSTURA
tratto e ispirato da Euripide, Stesicoro,Goethe
ideazione e drammaturgia Aurelio Gatti
con Raffaele Gangale , Carlo Greca, Luna Marongiu 
Mda Produzioni Danza

mar 29 nov POZZALLO - Cine Teatro Giardino
mer 30 nov SANCATALDO - Teatro Marconi
gio 01 dic ENNA - Cine Teatro Grivi
 
 
 
 
Il crescente rapporto tra realtà e finzione nel mondo d’oggi, o meglio la straordinaria capacità
della finzione di diventare realtà, emerge con forza dalla produzione artistica del nuovo secolo.
Da una società in cui le finzioni sorgevano dal mutamento fantasioso del reale, si è passati a una
società in cui è la realtà ad alimentarsi della finzione.

«Le finzioni del giorno d'oggi sono dunque più ambigue che ambivalenti: esse non sono né menzogne né creazioni. Proprio per questo temibili, non si distinguono radicalmente né dalla verità né dalla realtà, ma intendono sostituirvisi» (Augé )

E quindi... Elena rovina delle navi, dei guerrieri e delle città, o vittima di Eros e Logos? Elena
tessitrice d’inganni o Elena bambina? I molteplici volti di Elena attraverso le voci delle fonti antiche e le parole di chi l’ha accusata e difesa. In un avvicendamento di toni e figure contrastanti, la figura di Elena si svela mostrando i molti volti della sua seduzione, la sua multiforme bellezza. Una, due, tre, molte Elene, colpevoli o vittime, innocenti o infami per colpa o per destino.
Con Elena si pone la questione dell’immagine che costituisce di fatto un doppio e di una esistenza
autonoma dell'immagine stessa.
Elena dunque scompone se stesssa in corpo e nome e sa di avere un simulacro concesso in vece
sua al figlio di Priamo, condizione che la porterà talvolta a identificarsi con il simulacro stesso che
perdurerà il tempo necessario per adempiere quanto stabilito dal destino .
Ci si può chiedere quale delle due sia la Elena autentica: Elena nel corpo fisico o il suo simulacro
vivente e quali siano le conseguenze della prima e della seconda nella vita degli uomini...
Si potrebbe intuire infine che esistono tre Elena : Elena in persona, ossia nel suo corpo fisico, il suo
nome e il suo eterico simulacro, che ha danneggiato il nome di lei e una terza, altra, autonoma e in
grado di alimentare la realtà. Non un gioco di specchi, nè questione dell'immaginario femminile,
quanto la tragedia di una trinità , ormai , estranea in ogni sua parte.
 
 
 
 

martedì 19 aprile 2016

Il Programma : CONTEMPORANEO SENSIBILE al MUSEO RISO - Palermo

giovedì 28 - venerdì 29 / aprile
TestaccioLAB
M:DEA
Performance Elettronica sul Mito di Medea
di e con Vittoria Faro
Performer - Sound producer // Vittoria Faro
Drammaturgia // Matilde D’Accardi - Vittoria Faro
Voice off // Vittoria Faro - Martino Duane
Visual // Antonio Pizzola
Photo // Eleonora Faro Photographer

  Medea si risveglia sulla riva del mare, lambita dalle onde della risacca, vittima del suo destino tragico. Condannata ora – e per l’eternità – a rivivere la sorte del suo personaggio: principessa ribelle e determinata che perde la sua terra per amore di Giasone, sposa affranta dal tradimento del suo uomo, esule scacciata dalla terra che l’aveva accolta, vittima della persecuzione del re Creonte e del suo malvagio disegno e, infine, madre macchiatasi del più mostruoso e orrendo delitto, il sacrificio dei suoi stessi figli.
Come una profuga che, costretta dagli eventi, affida i figli al mare sfidando il rischio di perderli per offrire loro una speranza di un futuro altro, Medea affronta l’estremo Sacrificio quale atto ineludibile per la salvezza in un rinnovato equilibrio cosmico:E’ necessario che muoiano – dice in Euripide- e se così deve essere io li ucciderò, io che li ho messi al mondo”
Vittoria Faro è sulla scena Medea protagonista di un RITO che, in una sorta di Via Dolorosa in cui ripercorrere stazione per stazione gli eventi della sua vicenda tragica, ridiscende nell’inferno del dolore per espiare, nella compensazione della poiesis, le colpe e cercarne un’occasione di superamento.
Medea compie in scena il Rito inseguendo la schizofrenia della memoria che procede per flash dissociati dalla cronologia esatta degli accadimenti, perché lo spettatore possa, più che assistere al racconto, immedesimarsi nell’animo di Medea e assorbirne gli stati d’animo, rivivendo con lei il dramma fino alla catarsi finale.

La “compensazione”, - quale funzione sociale del rito nel teatro così come nella tradizione popolare e tribale -, viene risolta in scena in chiave quasi violentemente contemporanea: in contrappunto infatti alla narrazione classica, sonorità, gestualità e movenze che attingono al linguaggio dell’arte elettronica più di avanguardia.
Recuperando l’elemento del dionisiaco proprio delle cerimonie arcaiche, tribali e popolari, trasferendolo nell’artificio psichedelico, digitale e sintetico dei riti notturni delle nuove generazioni.
Il valore simbolico e metaforico nell’attualità è evidente: la congiuntura di crisi dei valori tradizionali e lo scontro generazionale in atto pretendono un sacrificio, la destrutturazione dell’eredità culturale e la sua rilettura scevra da pregiudizi ideologici quale necessario momento di catarsi per una rinascita del pensiero, quanto mai necessaria.
Citando Victor Turner, antropologo inglese, “Quando la vita storica stessa non ha più senso culturale nei termini precedentemente tenuti per validi, la narrazione e il dramma possono assumersi il compito della poiesis, di un nuovo senso culturale, anche quando sembra si limitino a demolire antichi edifici di significato che non sono più in grado di compensare i nostri moderni drammi esistenziali ”.

martedì 29 marzo 2016

Danza Teatro_ Ronciglione Programma

- sinossi -

GEOMETRIE DELLA PASSIONE
MDA PRODUZIONI
ideazione e coreografia: Aurelio Gatti
drammaturgia
: Cinzia Maccagnano, Aurelio Gatti
fonti: Omero, Eschilo
musiche: Corelli,Grieg, Mahler,Tartini
con
Cinzia Maccagnano, Luna Marongiu, Aurelio Gatti

Perchè Clitennestra?
Probabilmente la necessità di indagare ulteriormente su questa figura chenelle diverse sfaccettaturerisulta sempre ridotta allo stereotipo della donna passionale. Eppure c'è poca passione nella figura ritratta da Eschilo quando annunzia la vittoria su Troia e tutt'altro che passione inducono le parole taglienti della figlia Elettra o le evocazioni di Crisotemi.
Eppoi
l'incontro con Cassandra. Altra donna costretta ad un primato di sofferenza per la sua veggenza....... cosa conosce questa donna della regina Clitennestra?
Geometrie
fin troppo linearitrattandosi di mitoserrano questi due personaggi femminili assoggettati allo stesso uomo. E il sentimento che ne nasce va oltre la passione.
Chi
è dunque Clitennestra?
Figlia
di Giovee di Leda moglie di Tintaro re di Sparta. Clitemnestra aveva sposato Tantalofiglio di Tiestee siccome a Tindaro dispiaceva di esser legato in parentela col figlio d'uno scelleratocosì indusse Agamennone a vendicare l'uccisione del padrepromettendogli la mano di Clitennestradalla quale ebbe quattro figliOresteElettraIfigeniae Crisotèmi. Quando partì con la sua flotta per la guerra di Troia, e fu costretto a sacrificare a Diana la figlia Ifigeniaper indurre Clitennestra a portargliela da Argole fece credere che intendeva sposarla con Achille: e di questa crudele menzogna del marito - Clitennestra serbò tenace memoriaanzi dell'odio concepitoda alloracontro di luisi fece una giustificazione dell'adulterio compiuto con Egisto.
Ma
come mai ella avrebbe potuto giustificarsi di aver cercato di far morire anche il proprio figlio Oresteil quale sarebbe stato impedimento agli ambiziosi propositi dell'amante di leiEgistod'impadronirsi del regno di Argo? Per fortuna di Orestela sorella Elèttrache vegliava su di luiriuscì a sventare le insidie della madre disumanae ad allontanare il fratello chedi venuto adultoper vendicare il padreuccise Egisto difeso disperatamente da Clitennestracontro la quale si volse volontariamenteo a casoil ferro del figlio.
Clitennestra è una donna ammalata d'odio e di amoreè la testimonianza pubblica di una donna-moglie-madre-amante dotata di una femminilità spietata e di una tenerezza feroceè la silenziosa e lucida autodifesa di una donna sola prima e alla fine, di fronte alla condanna per l'uccisione del marito Agamennone.
Ella
pare non conoscere paura incertezzapiuttosto compiacimento per la vendetta nei confronti dell'uomo che l'ha abbandonata. La sua furia sembra essere una furia sacrificale guidata da una Dike atavica. Clitennestra è cosciente di non essere colpevole innocente: un demone vendicatorea lungo sopitosi è impadronito di lei.
Non c'è altrodissimulatrice e superbaambigua e ferocetenera e beffardaClitennestra è una donna in attesa. è un delirio di immagini che gemmano dalle sue paroledai gesti asciuttiquasi domestici. Evocazioni create a sedurre più che a farsi dominare dalla ragione.
Testimone in attesa è anche Cassandraa cui è chiaraoltre il presagiola sorte.
Un doppio viaggio -quello reale e quello immaginato, vissuto attraverso l’aspettativa, l’attesa, la percezione diversa e dilatata della realtà e del sentimento-in cui gli incontri diventano la possibilità di trasgressione, la possibilità di dire e dare se stessi, la possibilità di “cogliersi” l’un l’altro, realizzando forse il desiderio di poter amare e di vivere pienamente la "furia" amorosa e che rimangono – invece - una possibilità inespressa, inattuata .. Eppure nessun dualismo affannoso, tutte le sensazioni e gli stati d’animo che naufragano in breve nell’incertezza solita, si infrangono nel ritorno alla realtà di sempre, lasciandosi l’attimo alle spalle - doloroso, alla memoria. L’arrivo coincide con la consapevolezza della propria impotenza a comunicare e vivere ciò che si ha idealmente provato.