giovedì
28
- venerdì 29
/ aprile
TestaccioLAB
M:DEA
Performance
Elettronica sul Mito di Medea
di
e con Vittoria Faro
Performer
- Sound producer // Vittoria Faro
Drammaturgia
// Matilde D’Accardi - Vittoria Faro
Voice
off // Vittoria Faro - Martino Duane
Visual
// Antonio Pizzola
Photo
// Eleonora Faro Photographer
Medea
si risveglia sulla riva del mare, lambita dalle onde della risacca,
vittima del suo destino tragico. Condannata ora – e per l’eternità
– a rivivere la sorte del suo personaggio: principessa ribelle e
determinata che perde la sua terra per amore di Giasone, sposa
affranta dal tradimento del suo uomo, esule scacciata dalla terra che
l’aveva accolta, vittima della persecuzione del re Creonte e del
suo malvagio disegno e, infine, madre macchiatasi del più mostruoso
e orrendo delitto, il sacrificio dei suoi stessi figli.
Come
una profuga che, costretta dagli eventi, affida i figli al mare
sfidando il rischio di perderli per offrire loro una speranza di un
futuro altro, Medea affronta l’estremo Sacrificio quale atto
ineludibile per la salvezza in un rinnovato equilibrio cosmico:“E’
necessario che muoiano – dice in Euripide- e se così deve essere
io li ucciderò, io che li ho messi al mondo”
Vittoria
Faro è sulla scena Medea protagonista di un RITO che, in una sorta
di Via Dolorosa in cui ripercorrere stazione per stazione gli eventi
della sua vicenda tragica, ridiscende nell’inferno del dolore per
espiare, nella compensazione della poiesis, le colpe e cercarne
un’occasione di superamento.
Medea
compie in scena il Rito inseguendo la schizofrenia della memoria che
procede per flash dissociati dalla cronologia esatta degli
accadimenti, perché lo spettatore possa, più che assistere al
racconto, immedesimarsi nell’animo di Medea e assorbirne gli stati
d’animo, rivivendo con lei il dramma fino alla catarsi finale.
La
“compensazione”, - quale funzione sociale del rito nel teatro
così come nella tradizione popolare e tribale -, viene risolta in
scena in chiave quasi violentemente contemporanea: in contrappunto
infatti alla narrazione classica, sonorità, gestualità e movenze
che attingono al linguaggio dell’arte elettronica più di
avanguardia.
Recuperando
l’elemento del dionisiaco proprio delle cerimonie arcaiche, tribali
e popolari, trasferendolo nell’artificio psichedelico, digitale e
sintetico dei riti notturni delle nuove generazioni.
Il
valore simbolico e metaforico nell’attualità è evidente: la
congiuntura di crisi dei valori tradizionali e lo scontro
generazionale in atto pretendono un sacrificio, la destrutturazione
dell’eredità culturale e la sua rilettura scevra da pregiudizi
ideologici quale necessario momento di catarsi per una rinascita del
pensiero, quanto mai necessaria.
Citando
Victor Turner, antropologo inglese, “Quando la vita storica stessa
non ha più senso culturale nei termini precedentemente tenuti per
validi, la narrazione e il dramma possono assumersi il compito della
poiesis, di un nuovo senso culturale, anche quando sembra si limitino
a demolire antichi edifici di significato che non sono più in grado
di compensare i nostri moderni drammi esistenziali ”.